Quello delle piante è un mondo esuberante, talvolta bizzarro e sempre ricco di spunti affascinanti.

The Plant Mag è una raccolta di contenuti, mode e tendenze sul mondo vegetale. Dall’alimentazione plant-based alla conscious fashion, dal design rigenerativo alla bio architettura, tutte le buone notizie per un futuro sostenibile vengono dalle piante.

Appassionarsi a questo mondo meraviglioso è il primo passo per sviluppare una consapevolezza ecologica, ma non solo, ci permette di entrare in possesso di un archivio di storie incredibili e ispirazioni meravigliose. Aumenta la sensibilità, stimola il benessere, la creatività e il pensiero laterale, sostenendo una visione multidisciplinare e rigenerativa.

 

PROGETTI CIRCOLARI DAL MONDO

Il rivestimento di bratte di mais dal Messico

Totomoxtle è un progetto del designer messicano Ferdinando Laposse che impone una riflessione collettiva sull’importanza della biodiversità del cibo e sull’importanza di preservare l’antico “sapere” che le culture indigene applicano ai processi artigianali. Si tratta di un nuovo biomateriale realizzato con le bratte del mais (foglie di rivestimento della pannocchia) di varietà locali, selezionate insieme alle comunità contadine della provincia di Puebla. Totomoxtle è un materiale  rigido che trasforma pareti, lampade, vasi e altri oggetti in veri e propri capolavori dalle mille sfumature. Un progetto circolare che crea valore sia sostenendo le comunità indigene che la biodiversità e gli ecosistemi. È stato premiato ai “Future Food Design Awards” del “DutchInstitute of Food& Design” e recentemente esposto alla mostra Life Cycles: The Materials of Contemporary Design al Moma di NY.

Photo courtesy fernandolaposse.com

La lampada in fibra di canapa dalla Svezia

Il nuovo progetto di illuminazione dello studio norvegese Snøhetta si chiama Superduopertube ed è un aggiornamento del design minimale dell’omonima lampada da ufficio anni ’70 prodotta fino al 2010, ma con un cambio di materiali. La prima lampada infatti era realizzata in alluminio estruso, oggi invece la collaborazione con Atelje Lyktan, l’azienda produttrice, si concentra su un’ecologica bioplastica a base di canapa, compostabile industrialmente. La canapa è una coltura antica e molto versatile nelle applicazioni, cresce in abbondanza senza impoverire il suolo anzi rigenerandolo, il suo minimo impatto ambientale permette di ridurre le emissioni di CO2 di oltre il 50% rispetto alle tradizionali varianti in alluminio. Inoltre la già nota resistenza delle fibre di questa pianta accoppiata al PLA (acido polilattico) derivato dalla canna da zucchero, permette di creare un polimero biodegradabile privo di petrolio o gas fossile.

Il colore intrinseco del materiale realizzato introduce un aspetto unico perchè varia naturalmente in base alle cromie dei diversi raccolti della pianta, il risultato finale è che incide anche sulla temperatura del colore della luce emessa dal corpo illuminante. Per ridurre al minimo l’impatto del prodotto, sono stati incorporati sistemi di illuminazione a incastro, facilmente sostituibili e a basso consumo energetico.

Photo courtesy Ateljé Lyktan via snohetta.com

Il vaso a nido d’ape dalla Slovacchia

Quando il designer belga Tomas Libertíny ha realizzato i suoi The Honeycomb Vase ha atteso che la natura facesse il suo corso, si è limitato a costruire un frame a forma di vaso e poi ha aspettato che uno sciame di api si mettesse al lavoro, usando la struttura come impalcatura per costruire il suo favo. Una scultura che è anche una piccola architettura rigenerativa facilmente replicabile. Ci sono volute circa quarantamila api e una settimana del loro lavoro, per completare questo particolare vaso fatto di tanti piccoli esagoni perfetti. Un processo, che il designer ha definito come “prototipazione lenta” e circolare. Tutto parte dai fiori che nutrono le api con il loro polline e permettondo loro di produrre il vaso, poi torna in un vaso che serve a contenere altri fiori.

Photo courtesy tomaslibertiny.com

Il piumino imbottito di fiori dagli USA

Il team multidisciplinare del noto brand Pangaia che sperimenta nuove strategie di economia sostenibile legate alla moda, ha recentemente lanciato sul mercato un piumino imbottito di fiori selvatici seminati in aree create appositamente per sostenere la ripresa della biodiversità e per preservare farfalle e insetti impollinatori. Ci sono voluti dieci anni di ricerca e sviluppo per trovare una valida alternativa al piumino d’oca. La fodera esterna è in poliestere realizzato in un bipolimero anch’esso biodegradabile come l’imbottitura, così questo piumino vegetale oltre ad essere cruelty-free è anche biodegradabile.

Photo courtesy pangaia.com 

Le lampade di sterco di mucca dall’Indonesia

Adhi Nugraha, docente presso il Product Design Study Program e capo del Centro di ricerca per prodotti a basso impatto ambientale, vive nell’area delle fattorie di Lembang, un altopiano occidentale dell’isola di Giava in Indonesia. Il professore ha avuto la brillante intuizione di trasformare un problema in una nuova risorsa. L’isola si stava scontrando con la difficile gestione dello smaltimento dello sterco di mucca, un rifiuto prodotto in eccesso dalle vicine fattorie e che ormai iniziava a contaminare le terre e i fiumi circostanti. Ha ideato e sviluppato un nuovo biomateriale ispirandosi ai Sasak di Lombok, che tradizionalmente usano l’argilla da sterco come finitura per i pavimenti perché ha proprietà termoisolanti e insetto repellenti. Il professore ha poi impiegato il biomateriale per creare prodotti d’uso quotidiano, che sono risultati anche molto belli e funzionali (es. lampade in foto), riuscendo così a bonificare il territorio circostante.

Photo courtesy of Studio Periphery

LA BIOFILIA: l’innato amore per la vita

Negli ultimi anni abbiamo riscoperto la BIOFILIA, l’ipotesi scientifica proposta nel 1984 da Edward O. Wilson, il biologo statunitense che sosteneva l’innata tendenza dell’uomo a concentrare l’attenzione sulle forme di vita e su tutto ciò che le ricorda, per affiliarci emotivamente.

Lo studioso riteneva che se l’uomo potesse liberamente scegliere il luogo in cui vivere e/o lavorare, prediligerebbe uno spazio sopraelevato, immerso nel verde e vicino a una fonte d’acqua. Così, per la loro fusione con elementi naturali, oggi lo SKY GARDEN DI LONDRA o il BOSCO VERTICALE DI MILANO sembrano gli ovvi esempi di achitetture da osservare per progettare una dimensione futura sempre più ecologica.

Una ricerca continua del benessere e del relax attraverso l’integrazione negli spazi abitativi della vegetazione, l’uso della luce naturale, e un’areazione dinamica.  Un equilibrio armonioso tra ambiente naturale e spazi costruiti dall’uomo.

I progettisti biofilici scelgono forme organiche, materiali sostenibili, illuminazione circadiana, verde verticale come naturale purificatore d’aria. Il design biofilico aiuta a creare un ambiente dove vivere e lavorare in modo sano e produttivo. Insomma, restare connessi con il mondo vegetale è una delle più grandi risorse che abbiamo per un futuro felice e sostenibile. L’amore per la natura sarà al centro di tutti i progetti futuri.